Lasciamo un attimo da parte l’acqua potabile imbottigliata, opportunamente e accuratamente trattata e torniamo a quando eravamo bambini: perché mamme e nonne ci dicevano di non bere mai l’acqua del rubinetto? Semplice, perché proprio quest’acqua, che usiamo ogni giorno nelle nostre case, è un’acqua… abitata.
Ebbene sì: milioni di creature invisibili, individuabili solo con il microscopio, ci vivono dentro, galleggiando e prosperando in tranquillità. Batteri e microrganismi nidificano e si riproducono velocemente: alcuni di questi, come i rofiferi, sono del tutto innocui e tendono a nutrirsi di microalghe e altri protozoi, risultando anche utili.
Altri, invece, sono sicuramente più dannosi, al punto che l’ingestione può provocare problemi di varia natura. Tra i batteri e i microrganismi cattivi figurano il cryptosporidium, un protozoo che si riproduce velocemente e che può provocare gastriti e gastroenteriti che durano un mese, e la naegleria fowleri, un protista che può causare la meningoencefalite amebica, una malattia inguaribile e spesso letale.
Altrettanto letali sono le conseguenze della legionella pneumophila, che colonizza facilmente gli ambienti idrici artificiali e provoca una forma gravissima di polmonite. Meno gravi ma sicuramente fastidiosi sono, infine, i danni provocati dalla salmonella: coliche, dolori addominali e diarrea persistente.
La presenza di batteri e microrganismi cattivi dipende anche dai sistemi idrici si degradano con il tempo: i tubi più vecchi hanno un ruolo importante nell’incremento di agenti patogeni, dando un contributo fattivo all’inquinamento idrico.
La stessa cosa vale per l’acqua contenuta in cisterne, che possono trasformarsi in vere colture di batteri. Questo vale anche per le acque più limpide: erroneamente si crede che per essere nociva, l’acqua debba essere torbida o maledorante. Non è così: la torbidezza e i cattivi odori sono solo la conseguenza di un’ormai eccessiva crescita microbica.
Per prevenire la proliferazione dei microrganismi nocivi e degli agenti patogeni è bene fissare pulizie a cadenza regolare di cisterne e recipienti e consultare degli esperti per valutare un’eventuale disinfezione dell’acqua, che può essere trattata con tecnologia UV, cloro, cloramina o ozono.